Ciclostilato in proprio: tre parole troppo lunghe, che la frenesia della contestazione studentesca, scoppiata all’inizio del 1977, trasformò in «ciclinproprio», o abbreviò fantasiosamente in «Cicl. in prop.» e persino in «C.i.p.». La sigla compariva in fondo ai volantini, un genere di stampato oggigiorno quasi solo più di carattere commerciale, ma che in quei tempi era il fondamento della comunicazione politica. Si inseriva «Cicl. in prop.» contro voglia, spesso in forma quasi illeggibile, soltanto perché era l’unico modo per evitare che quanto si era scritto venisse sequestrato dalle autorità.
Il 1977, figlio violento del ‘68, nonostante le ali creative, produsse molta carta, soprattutto nei settori della sinistra extra-parlamentare e tutti quanti dicevano, o cercavano di dire, la loro, indi- pendentemente dall’ideologia di riferimento. Nell’articolo di Luca Reteuna sul numero di TorinoStoria in edicola dal 15 dicembre e in questa gallery vengono recuperate alcune istantanee di quell’anno di piombo a Torino attraverso le parole degli autori dei volantini, rigorosamente anonimi, perché, in quegli anni di lettere minuscole, contava soltanto il nome dell’organizzazione di appartenenza e non il proprio, il collettivo e non il personale, il pubblico e non il privato.