Età Barocca

20 Km di gallerie

Difesero Torino durante l’assedio del 1706, correvano sotto le mura fra Porta Susa e il Po, Vanchiglia, Valdocco e Porta Nuova. E ogni tanto ricompaiono.

maresciallo Sébastien Le Prestre de VaubanNell’estate del 1705 il maresciallo Sébastien Le Prestre de Vauban, consultato da Luigi XIV, elaborò il suo progetto d’operazioni per l’imminente assedio di Torino, capitale sabauda. Profondo conoscitore della piazzaforte torinese e ben informato sui frenetici lavori di potenziamento delle difese, l’ingegnere francese, descrivendo le opere difensive da mettere sotto assedio, non mancò di sottolineare l’esistenza di installazioni sotterranee per la difesa degli spalti e dei baluardi della Cittadella: «La fortificazione ne è ben rivestita e molto solidamente. La sua cittadella lo è altrettanto, e sarà certamente attrezzata per tutte le necessità. Ho appreso che è ben attrezzata di gallerie di contromina, dentro e fuori». Il riferimento alle difese sotterranee della Cittadella di Torino non era certo casuale: lo stesso Vauban, nel corso della sua lunga carriera di preneur des places, aveva personalmente sperimentato le difficoltà e i rischi di un assedio contro una città difesa da gallerie di contromina già apprestate nel sottosuolo.

Mura1La necessità di dotare le fortificazioni torinesi di efficienti apparati difensivi sotterranei era stata evidenziata dagli ingegneri sabaudi fin dagli anni ’80 del XVII secolo. La loro costruzione, parte del più ampio progetto di Antonio Bertola per il potenziamento della piazzaforte alla vigilia dell’attacco francese, costituisce un interessante esempio dell’efficiente gestione da parte dell’amministrazione sabauda delle risorse economiche, materiali e umane disponibili in un momento cruciale della guerra di successione spagnola, tra la primavera del 1705 e il 1706.

A partire dal XVII secolo il moltiplicarsi delle opere difensive esterne delle fortezze aveva reso sempre più lunghe e complesse le operazioni di una forza assediante. L’uso delle mine, in appoggio alle artiglierie, era divenuto un consolidato metodo di attacco, attentamente studiato e sviluppato nella trattatistica specializzata.

Mura2Il ricorso a estesi e articolati sistemi permanenti di gallerie di contromina, in grado di assicurare un efficace mezzo di controllo attivo del sottosuolo, e la possibilità di danneggiare i lavori di una forza assediante con l’uso delle mine, era la contromisura utilizzata dai difensori per far fronte al pericolo rappresentato dagli attacchi sotterranei.

Il sottosuolo, predisposto con strutture in grado di farne un luogo nel quale agire al di fuori di ogni controllo o minaccia diretta da parte dei nemici, era diventato di fatto un vero e proprio campo di battaglia, presidiato da personale specializzato capace di sfruttare tutti i vantaggi tattici sui minatori avversari, costretti a impostare, per posizionare in sicurezza le artiglierie d’assedio, specifiche e difficili operazioni di bonifica, costantemente esposte ai pericoli di un terreno ostile sotto tutti gli aspetti.

Il viaggio sotterraneo, prosegue a firma di Sebastiano Ponso, Fabrizio Zannoni, Roberto Nivolo, Sonia Bigando e Paolo Bevilacqua, tra le pagine del primo numero di Torino Storia.

Un pensiero su “20 Km di gallerie

I commenti sono chiusi.