Età Barocca

Certosa di Collegno: un mondo a parte

La vicenda dello «Smemorato», insieme alla storia recente del luogo destinato ad ospedale psichiatrico, non deve far perdere profondità alla storia centenaria della Certosa di Collegno anche quando non è facile cogliere tra le stratificazioni dell’imponente complesso le tracce del suo passato, racchiuse nei luoghi più interessanti dal punto di vista storico, ma non sempre accessibili al pubblico. Eppure la storia dell’antico monastero è ancora visibile nelle strutture principali – che Torino Storia ha potuto visitare anche in aree normalmente chiuse – che oggi sono un luogo a metà tra il passato e il futuro, troppo importanti per passare inosservate o dimenticate, troppo grandi e dal complesso riutilizzo per garantirsi, almeno finora, un presente all’altezza della loro storia.
Alla Certosa Reale di Torino in Collegno – questo il nome per esteso – risuonavano un tempo i canti dei frati, tra mura che per più di un secolo hanno racchiuso i lamenti, le speranze e le preghiere dei malati psichiatrici, pazienti del Regio Manicomio (dal 1852), poi diventato ospedale psichiatrico fino alla sua soppressione dopo la legge Basaglia (1978). Caduti i muri che lo circondavano, il complesso è oggi immerso in un parco pubblico, intitolato al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, vissuto quotidianamente da migliaia di persone, soprattutto nella bella stagione. Alcuni degli edifici appartenenti alla Certosa sono occupati da enti pubblici, Università di Torino e associazioni.
certosa2Il chiostro maggiore. Il cuore della Certosa è il chiostro maggiore, recentemente restaurato e riportato al suo aspetto originale. È uno spazio particolarmente vasto (70 metri per 54), dove il ritmo dei passi è scandito dalle 112 colonne in stile dorico in pietra di Chianocco (la stessa usata per la facciata di Palazzo Madama a Torino). Su questo ambiente, edificato tra il 1719 e il 1720, prospettavano le 15 celle dei monaci certosini, tutte demolite tranne una nel 1855, quando la Certosa, in seguito alla soppressione delle corporazioni religiose, diventò ufficialmente succursale del Regio Manicomio di Torino.
Alle origini del monastero. Per 200 anni, prima che la presenza ingombrante del Manicomio ne cancellasse quasi la memoria, questo è stato un importante monastero certosino, costruito a seguito di un voto di Maria Cristina di Borbone, reggente di Savoia, la principessa di origine francese che ricordiamo come la «Madama Reale». Verso il 1639, infatti, persa Torino nel corso della guerra che la vedeva opposta ai cognati cardinal Maurizio e principe Tommaso, aveva riparato in Savoia con l’intenzione di proseguire per la Francia per chiedere aiuto a suo fratello Luigi XIII. Fermatasi in visita alla Grande Chartreuse, casa madre certosina nei pressi di Grenoble, fece voto di costruire una Certosa a Torino se la guerra fosse stata vinta. A questo scopo nel 1641 acquistò dal conte Ottavio Provana di Collegno un palazzo «con aera et case ad esso attinenti, giardino et bosco», palazzo che era stato fatto costruire nel 1614 da Bernardino Data, funzionario dell’Amministrazione della Casa Ducale e aiutante di Camera del duca di Savoia Carlo Emanuele I. Successivamente Madama Reale, per tenere fede al proprio voto, acquistò altri terreni ed edifici adiacenti alla prima area, prati e boschi, per completare l’appezzamento di terreno su cui sarebbe sorta la Certosa.
Oggi. Il sindaco di Collegno, Francesco Casciano, immagina la Certosa come un grande polo della didattica: «Già oggi si trova in una posizione strategica, a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria e dalla fermata della metropolitana Fermi. Il raddoppio del liceo Curie, già in corso, e gli insediamenti della facoltà di Scienze della Formazione Primaria e della Scuola Universitaria di Scienze Motorie, previsti tra la fine del 2018 e il 2020, potranno portare migliaia di studenti». Sotto le volte del convento, nei corridoi del manicomio, sarà questo forse il «terzo tempo» della Certosa.

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