La città oltre la collina conserva in abbondanza ciò che a Torino manca: cinque cicli di affreschi quattrocenteschi nelle cappelle del Duomo, a San Domenico e nella Precettoria di San Leonardo.
La città di Chieri custodisce 5 cicli di affreschi medievali di grande valore, alcuni nelle cappelle del Duomo, altri situati nella Chiesa di San Domenico e nella Precettoria si San Leonardo
Chieri conobbe il suo periodo di massimo splendore a partire dalla fine del XIV secolo. Il duca Amedeo VIII di Savoia inserì Chieri tra le città privilegiate dei suoi domini di oltralpe, tanto da cofinanziare nel 1405 il rifacimento in forme romanico-gotiche del Duomo fondato attorno all’anno Mille, e di cui sono sopravvissute le strutture trecentesche del battistero e del campanile. La chiesa venne ampliata in modo da diventare seconda per dimensione solo al Duomo di Asti. Le famiglie nobili fecero a gara per ottenere ognuna una cappella, a fianco di ogni campata delle ampie navate. Gallieri si fece vivo tardi e fu costretto ad accettare per sé lo spazio ai piedi del campanile: 30 metri quadrati in abbandono, l’unico spazio ancora disponibile.

La Cappella Gallieri
Quando Gugliemo Gallieri morì, nel 1414, gli eredi gli confezionarono in quattro anni una cappella di grande bellezza. A dipingere la volta a crociera, costruita per l’occasione, e tutte le pareti con ben 300 metri quadrati di affreschi intervennero le mani di più artisti, rappresentanti due diverse scuole pittoriche, di cui una fedele alla tradizione di stampo lombardo di tardo ‘300, l’altra più sensibile alla nuova moda del gotico internazionale lanciato in Savoia da Giacomo Jacquerio.
La Cappella Tabussi
La presenza in Duomo del pittore Giacomo Jacquerio, o perlomeno della sua scuola, è rintracciabile anche nella vicina Cappella Tabussi, la penultima della navata di destra. Qui 40 anni fa, nascosti sino ad allora da arredi barocchi, sono venuti alla luce tre riquadri di un più vasto ciclo oggi scomparso.

Il Battistero del Duomo
La volta del battistero è ricoperta dal grande ciclo di affreschi dedicati alla Passione di Cristo che costituiscono l’ulteriore incontro con l’arte medioevale nella grande chiesa. Autore del ciclo sulla Passione è il pittore quattrocentesco Guglielmetto Fantini, di fama locale, autore anche dei cicli delle chiese di San Sebastiano a Pecetto (le volte) e di Santa Maria dei Morti a Marentino, nonché di tavole conservate nel museo torinese di Palazzo Madama.

La chiesa di San Domenico
Diverso stile hanno i personaggi che popolano gli affreschi conservati nell’altra grande chiesa romanico–gotica di Chieri: San Domenico. Fondata dai Domenicani a fine ‘300, fu anch’essa per secoli un luogo privilegiato di sepoltura per le più nobili famiglie. A San Domenico una famiglia in particolare ha lasciato le sue tracce per i superbi dipinti fiamminghi offerti ai frati e per quelle poche scene di Storie della Vergine che sono sopravvissute alla base del campanile. Questa fu la cappella funeraria di Franceschino Villa, straricco banchiere con banchi di pegno tra i più quotati delle Fiandre.

La precettoria di San Leonardo
Per completare la ricchissima e misconosciuta collezione chierese di dipinti medievali, mancano ancora all’appello le opere custodite nell’antica precettoria di San Leonardo, fondata dai Templari, la cui deliziosa facciatina in mattoni, con decorazioni in cotto riproducenti la stella dei Cavalieri di Malta, si trova all’angolo tra via Vittorio Emanuele e via Roma. Anche qui il ciclo di affreschi dedicati alla Passione di Cristo risale ai primi decenni del ‘400, all’epoca del rifacimento di quello che era un vasto complesso per ospitare i pellegrini voluto dal precettore Tommaso Ulitoto.
