Medio Evo

Dietro al farò di San Giovanni: le antiche origini pagane

La festa di San Giovanni Battista, che ogni anno Torino celebra il 24 giugno, ha nei riti civili della vigilia le reminiscenze di una più antica festa pagana piemontese. Prima che il Cristianesimo ponesse a inizio estate la festa del santo battezzatore, i giorni del solstizio d’estate erano tradizionalmente consacrati ai culti naturalistici che avevano il sole come proprio focus.
accensioneLa scelta cristiana di consacrare il 24 giugno a san Giovanni va vista in relazione alla natività di Cristo del 25 dicembre: ponendo l’Annunciazione nove mesi prima e basando l’interpretazione sulla testimonianza del Vangelo (Luca afferma che Maria andò a trovare Elisabetta al sesto mese di gravidanza, nei giorni dell’Annunciazione), fu stabilita la nascita del Battista, creando un dies natalis totalmente diverso da quello degli altri santi celebrati nel calendario di cui è celebrata la morte. La scelta della data a inizio estate va anche considerata come uno dei tanti aspetti della «purificazione» cercata dalla Chiesa nei primi secoli per cancellare le persistenze pagane, sovrapponendo a esse le devozioni della religione del Verbo: in effetti, il periodo solstiziale era troppo importante all’interno della ritualità precristiana e, a differenza di altri culti, non fu facilmente sradicabile.

Antichi culti solari. Se facciamo riferimento alla storia delle religioni, abbiamo modo di imbatterci in tesi tendenti a individuare correlazioni con antichi culti solari, le cui radici affondano ben prima della loro istituzionalizzazione all’interno della tradizione cultuale romana. È anche importante non dimenticare la commistione con la dimensione agraria, che con il culto del sole aveva un naturale legame simbolico: significativamente va osservato che nell’iconografia di Giovanni Battista non mancano riferimenti alle divinità agricole pre-cristiane.

La tradizione del farò. In quasi in tutte le località in cui sopravvive la festività del 24 giugno, il tema dominante che si è conservato con maggiore frequenza è quello relativo al falò (a Torino chiamato farò ), intorno al quale si ballava e cantava: a Torino questa pratica è chiamata balloira.
1996Nella nostra città la festa di san Giovanniancora oggi parte integrante del folklore piemontese, grazie al contributo dell’Associassion Piemontéisaè documentata a partire dal XVI secolo. Ma non vi sono motivi storici per escluderne la presenza in secoli precedenti. Da sempre, prima che avessero inizio le celebrazioni marcatamente folkloriche, era prevista una messa solenne in duomo. A partire dal XIV secolo, il Comune provvide a ufficializzare certi componenti della festa, dando ai trombettieri e ai venditori di caramelle una tonaca con il cappuccio. Altre manifestazioni organizzate in occasione della festa di san Giovanni erano il tiro con l’archibugio e l’elezione di un «re» della balloira: quest’ultimo era esente da servizi di ogni genere e godeva di altri piccoli privilegi.
Fin da quando le fonti ci consentono di risalire indietro nel tempo, abbiamo modo di constatare che a Torino, oltre alla processione, al falò e alla balloira, per l’occasione veniva anche celebrata la messa dall’Arcivescovo direttamente nel duomo, che poi guidava la processione davanti alla numerosa folla intervenuta.

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