Non c’è, e probabilmente non ci sarà mai, la ferrovia sulla sponda destra del Po, sulla strada che da Torino porta a San Mauro, alle terre gassinesi, al chivassese ed alle porte del Monferrato. Quella ferrovia che avrebbe potuto cambiare profondamente la storia della zona nordest del torinese, che fu, per anni, ben più che un’ipotesi, oggetto di campagne politiche e iniziative popolari, sogno proibito di amministrazioni locali e artigiani, commercianti e piccoli industriali. Progetto che naufragò quando si decise di collegare Torino con Casale utilizzando la già esistente linea Torino-Novara fino alle terre chivassesi, aggiungendovi il tratto da Chivasso a Casale, tutto pianeggiante e meno dispendioso del tratto, in larga parte collinare, tra Sassi, San Mauro e Gassino.
Difficile dire se la ferrovia mancata abbia segnato in meglio o in peggio il destino di queste terre all’ombra delle colline e a ridosso della grande pianura, di questo angolo di Piemonte bagnato dalle acque del Po. Di certo la strada ferrata mai costruita segnò e continua a segnare profondamente spostamenti e trasferimenti delle genti della zona, quotidianamente costrette ad affidarsi ad autobus e mezzi privati, congestionando una delle vie di comunicazione più trafficate del torinese.
Le prime corse nel 1875 con una vettura trainata dai cavalli (sul tema vedi anche: il primo tram a cavalli su rotaia).