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Stura, immagini dell’Abbazia fantasma. Un tesoro che Torino ha dimenticato

Il complesso monastico giace abbandonato alle porte di Torino, non visitabile, ma carico di fascino e storia. Dopo anni di degrado un’associazione sta accarezzando il sogno di ristrutturare l’Abbazia.

Seminascosta tra capannoni industriali, stretta tra strade trafficate e l’autoporto di Pescarito, la medievale Abbadia di Stura sembra fare di tutto per mantenere il suo status di gioiello dimenticato. Così quello che fu ospedale, chiesa, mulino, punto di accesso privilegiato alla città di Torino sulla strada proveniente da Milano, oggi è un luogo sconosciuto quasi a chiunque, tranne ai molti colombi che ne hanno fatto la loro casa, ma ben noto a storici ed archeologi.

Come documentano le immagini che abbiamo scattato e fine settembre (qui la gallery con le foto scattate da Paolo Patrito), il complesso è monumentale ma versa in stato di abbandono dagli anni Cinquanta del Novecento, «condannato a morte» da un Piano Regolatore che nel 1959, non riconoscendone il valore, destinò tutta l’area alle attività industriali.
Oggi il venir meno di quelle stesse esigenze produttive e i piani di trasformazione della città hanno riacceso le speranze su un possibile recupero dell’Abbadia (o Abbazia), da portare a termine nel medio-lungo periodo nel contesto di un progetto di riqualifica che comprenderebbe buona parte del quartiere Barca.
Nel complesso dell’Abbadia si erge ancora intatto uno spettacolare campanile del XII secolo, «gemello» di quello del santuario della Consolata; sorge ancora la chiesa con il suo sagrato, gli edifici di contorno, il perimetro di quello che fu il chiostro.

Complesso medievale.
Per dare corpo al valore dell’Abbadia di Stura è necessario partire da lontano. Precisamente dal 25 gennaio 1146, giorno in cui Pietro Podisio, cittadino torinese e giureconsulto, decise di donare a Vitale, abate del monastero vallombrosano di San Benedetto di Piacenza, una casa con vigneti, campi e prati, posta a circa due miglia da Torino, sulla strada che portava a Pavia, in modo che vi fosse costruito un ospedale, con lo scopo principale di curare i pellegrini che dalla Francia, percorrendo l’antica strada romana, si dirigevano verso Roma e Gerusalemme.
Nel 1150 venne costruita la chiesa intitolata a San Giacomo e nello stesso periodo la torre campanaria, alta 24 metri, che aveva anche funzioni di guardia e comunicava direttamente con quella di Santa Maria di Pulcherada a San Mauro Torinese.
L’abbazia, dipendente dalla casa vallombrosana piacentina, prosperò nei decenni successivi, soprattutto nel periodo dell’abate Guido (1193-1228) anche grazie alla gestione del porto fluviale sulla Stura, detto «di Leinì» o «dell’Abbadia», dove transitavano pellegrini e civili data la scarsa affidabilità dei ponti di legno succedutisi a partire dal periodo romano. È da questo servizio di traghetto sulla Stura che deriva il toponimo «Barca» che identifica ancor oggi il quartiere.
Passati i fasti medievali, nel 1421 l’abbazia venne soppressa come organismo autonomo e ceduta al vescovo di Torino: tutti i suoi beni e le pertinenze entrarono a far parte della Mensa Arcivescovile torinese, costituendo una delle principali fonti di reddito.

La divisione del complesso.
MappaÈ a metà Ottocento che il complesso dell’Abbazia, rimasto fino ad allora sostanzialmente unitario, inizia a perdere di identità. Con l’eccezione della chiesa, divenuta nel frattempo Parrocchia, e delle sue pertinenze, gli altri fabbricati vengono acquisiti dal demanio e ceduti all’asta, principalmente alla famiglia di banchieri torinesi Ceriana.
Gli edifici ad est diventano filatoio per la seta, successivamente cotonificio e infine parte dello stabilimento di penne «Aurora» tuttora in funzione. Tuttavia il complesso continua a rivestire una certa importanza per il quartiere almeno fino ai primi decenni del Novecento, come centro di aggregazione e scuola a servizio della comunità di Barca e Bertolla, in anni di forte espansione demografica.

Gli anni dell’oblio.
La chiesa, ulteriormente provata dalla Seconda Guerra Mondiale, viene dichiarata inagibile nel 1954 e sconsacrata nel 1960. Gli anni Sessanta trascorrono nell’oblio, fino a che il 13 giugno 1972 un incendio nella chiesa distrugge la galleria del coro e gli affreschi dell’Abbadia.
Pochi anni più tardi un pittore torinese, Gianni Zattarin, si innamora dell’antico complesso monastico e decide di acquistare l’unico lotto ancora invenduto, comprendente la chiesa, il campanile e una porzione di abitazione addossata alla chiesa.
Zattarin portò avanti alcuni lavori di ristrutturazione e consolidamento che però, anche per mancanza di fondi, non si trasformarono in un progetto unitario di recupero.

I giorni nostri.
Nel 2014 la chiesa e la torre sono state cedute dagli eredi di Zattarin all’associazione «I templari dell’Abbadia di Stura» guidata da Maria Assunta Rossi Odello, vice presidente del gruppo Tazzetti,
azienda «vicina di casa» dell’Abbadia, in quanto occupa uno dei capannoni costruiti negli anni ’70 nella zona dell’hortus conclusus.
«Da tempo desideravamo fare qualcosa per l’Abbazia – spiega Odello – Ora dobbiamo affrontare innanzitutto alcuni lavori urgenti (c’è un’ordinanza del Comune che richiede la messa in sicurezza della chiesa, minacciata da una crepa nella volta, ndr). Poi vorremmo coinvolgere altri soggetti in previsione di un restauro che riporti all’antico splendore il campanile e la chiesa, che mi immagino un giorno riaperta e destinata al culto ecumenico».
Il futuro dell’Abbadia di Stura potrebbe essere un po’ meno buio del suo passato recente.

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5 commenti su “Stura, immagini dell’Abbazia fantasma. Un tesoro che Torino ha dimenticato

  1. Magari cominciamo a pensare a “restauro e riuso compatibile”, la ristrutturazione è un’altra cosa; per dirne una, la ristrutturazione edilizia prevede anche la possibilità di demolizione e ricostruzione. L’Abbadia di Stura èp stata vittima dell’edilizia selvaggia degli anni 70.

  2. Salve, ebbi la fortuna di poter visitare il complesso abbaziale circa vent’anni orsono quando vi abitava
    un pittore con la sua famiglia (non ricordo il nome). Fui molto colpito dal fatto che un bene così
    importante per una città come Torino che di medievale non ha conservato molto (il campanile e pochi tratti della chiesa di Sant’Andrea -la Consolata-, il complesso di San Domenico, il Castello -camuffato da Palazzo Madama- il campanile di Sant’Agostino), avrebbe potuto costituire un importante arricchimento architettonico-culturale. Mi emozionai molto salendo sul campanile e in compenso fui seriamente minacciato qualche tempo dopo quando tentai di fotografare le absidi. Lo feci lo stesso ma soltanto dalla strada. Ieri (25 gennaio) notai con mia grande sorpresa l’impalcatura absidale e tale visione mi ha molto confortato. Gradirei, se possibile, qualche informazione sulla vostra associazione.

  3. Buongiorno
    Sembra che la regione abbia finalmente cacciato i soldi per mettere a nuovo L Abbadia di Stura notizia fresca fresca..non sarebbe il caso di fare una telefonata alla dottoressa Odello per capire cosa intendono fare con quei soldi o sarà solo un progetto fantasma come tutto quello che avviene in Italia? Notizia reale di ieri visto che eravamo in trattativa per la casa attaccata All Abbadia .Avevamo già preparato tutta la documentazione ,avevamo già fatto dei progetti ,dato la disponibilità ad essere presenti 365 giorni L anno per tutelare il patrimonio ed infine anche dato disdetta dell affitto dove siamo ora …ieri ci è stato risposto che essendo arrivati i fondi non se ne fara’ più nulla …

  4. ….MA DELLA CASA COSTRUITA DAL PITTORE DAVANTI ALLA CHIESA NESSUNO NE PARLA?
    ….DIREI CHE NON CENTRA PROPRIO NIENTE CON L’ANTICO COMPLESSO…..E’ RIDICOLO PARLARE DI MANTENERE IL COMPLESSO COME UN IMPORTANTE ARRICCHIMENTO ARCHITETTONICO E CULTURALE NONOSTANTE SIA STATA FATTA CAUSA PER QUESTA COSTRUZIONE ……

  5. Richiesta informazione Abbazia di Stura
    Buongiorno,

    Sono la pronipote argentina di Tommaso Brusa, il quale risulta dall’atto di nascita e battesimo rilasciato dalla Curia di Torino, essere nato nei pressi di San Giacomo di Stura e li battezzato nel 1850 (allego atto) .
    Con motivo del mio prossimo viaggio in Italia, vorrei sapere se é possibile visitare quel che resta dell’Abbazia, come arrivare sul posto dal centro di Torino e se ci sono visite organizzate.
    Per me sarebbe un momento di emozione e gioia poter recarmi nel luogo dove nacque il mio bisnonno, voi potete aiutarmi?
    Ringrazio la Vostra cortese att.ne e resto in attesa di notizie.

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