Il trenino sopraelevato in corso Unità d’Italia era diventato un simbolo della modernizzazione torinese, ma costava troppo e venne messo fuori servizio nel 1965.
«Torino Storia» ricostruisce la vicenda sul numero in uscita il 15 novembre: una fine malinconica, documentata da pochi pilastri e travi di cemento ancora visibili lungo i laghetto che lambisce il Palazzo del Lavoro. Sono trascorsi cinquant’anni, un anniversario che nessuno ha sottolineato, anche se tanti rimpiangono gli anni gloriosi e brevi della Monorotaia Alweg (1961-1965). Il binario correva per 1,2 chilometri a 6,5 metri di altezza, retto da 59 campate di cemento armato. Appariva come un’opera imponente eppure quello che oggi produce nostalgia, più del mezzo di trasporto, è il ricordo di un clima esuberante, carico di promesse, che Italia 61 era riuscita ad attivare per qualche stagione nella metropoli industriale: correva la monorotaia lungo i giardini affacciati sul Po, salivano le cabine colorate di una spettacolare ovovia, anch’essa smantellata, dal fiume a Cavoretto (qualcuno sa dire che fine abbiano fatto gli ovetti?).
Nel viale d’accesso a Torino le modernissime architetture del Palazzo a Vela e del Palazzo del Lavoro celebravano il progresso. Dopo lo smantellamento delle travi della monorotaia, anche l’elegante vagone che la percorreva venne smantellato, nel 1981, dopo un incendio che l’aveva gravemente danneggiato.