L’ingresso orientale di Torino era stato disegnato da Guarino Guarini nell’attuale piazza Vittorio, stupiva i viaggiatori per la sua eleganza architettonica, finché Napoleone ne ordinò la demolizione.
Tra i monumenti che Napoleone Bonaparte fece distruggere a Torino nei primi anni dell’Ottocento figurava la splendida Porta di Po (o porta Eridana), posta nell’attuale piazza Vittorio più o meno dove termina l’esedra con i portici in semicerchio. Opera del grande architetto Guarino Guarini, la porta di po era stata l’ingresso principale e scenograficamente più attraente della città settecentesca. Nel 1758 il viaggiatore parigino Charles Nicolas Cochin ne celebrò la sontuosa e singolare architettura.

La porta venne abbattuta insieme alle mura della città, fatte tutte radere al suolo da Napoleone. Solo le illustrazioni d’epoca tramandano la bellezza di questo monumento perduto. Il marmo ricavato dalla demolizione dell’opera guariniana venne riciclato dai francesi per costruire il ponte di piazza Vittorio.
La facciata guariniana della porta vide la luce fra il 1675 e il 1680 circa, nell’ambito dell’ampliamento della città verso il fiume voluto da Carlo Emanuele II. Oltre la porta si apriva l’aperta campagna. Guarini conferì alla facciata un singolare movimento convesso del settore centrale. Rispetto al disegno guariniano, il fronte esterno della porta venne modificato nel Settecento anche a seguito dei danni subiti durante l’assedio del 1706. Si ipotizza che alcune modifiche portassero la firma dell’architetto Filippo Juvarra.
Sfruttando l’imponenza delle opere fortificate (il cosiddetto rivellino) che si pro- tendevano nel fossato ai piedi dei bastioni – fossato che solo in quella zona delle fortificazioni poteva essere allagato sfruttando l’acqua della Dora – Guarini conferì alla facciata della porta di po una solenne monumentalità e una forma sinuosa, con- cava e convessa, simile a quella ideata dallo stesso Guarini per il palazzo Carignano.
Per la sua imponenza architettonica e per il particolare contesto ambientale in cui era inserita, la Porta di Po divenne quasi da subito l’ingresso principale e scenograficamente più attraente della Torino settecentesca.
Il sistema di trasporti fluviali e stradali convogliò verso questa porta quote crescenti del traffico civile e mercantile, cosicché a metà del Settecento si rese necessario aprire una seconda porta per i carri, realizzata in adiacenza del fianco sinistro della caserma di guardia. Questa seconda porta era anch’essa preceduta da un ponte levatoio esterno e da due «ponti fermi» su pilastri, che scavalcavano i fossati. La singolare situazione architettonica con le due porte di Po è raffigurata in un disegno planimetrico del 1792 dell’architetto Carlo Rana, conservato presso l’Archivio Storico comunale.
Come abbiamo detto, entrambe le orte di Po e tutte le fortificazioni annesse furono demolite nel 1813 durante la seconda occupazione napoleonica di Torino. I marmi seicenteschi della facciata furono utilizzati come fondazioni per i pilastri del nuovo ponte sul Po eretto su progetto dell’ingegnere francese Claude La Ramée Pertinchamp.