Nel primo numero di Torino Storia, Paolo Ferrari vi ha raccontato di quella volta in cui, nel luglio del 1980, il Motovelodromo Fausto Coppi si trasformò in arena rock, per ospitare il concerto dei Roxy Music. Una delle tante vite dell’impianto di corso Casale.
Ora, dopo alcuni mesi di chiusura, si intravedono interessanti prospettive per il futuro. La data di riapertura è prevista tra gennaio e febbraio del prossimo anno e per tutto il 2016 sono previsti usi temporanei, rivolti soprattutto a chi pratica sport sul fiume. In attesa che dal bando aperto emergano i nuovi gestori, punto di forza della struttura sarà il Duathlon, disciplina che unisce la corsa e il ciclismo.
Il progetto.
Poco dopo la prima Guerra Mondiale, la SIM – Società Incremento Motovelodromo lanciò l’idea di costruire un Velodromo a Torino. In breve tempo si recuperarono i fondi necessari e l’impianto venne realizzato nella zona ad est della città, tra la collina ed il Po, su progetto dell’architetto Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana. L’impianto era dotato di una pista ad anello in cemento della lunghezza di 393 metri e della larghezza di 8, con curve sopraelevate, e disponeva di circa 7.500 posti. All’interno dell’anello era racchiuso un campo in erba pensato per attività ginniche, calcio, rugby e manifestazioni varie.
L’inaugurazione.
Nel maggio del 1920 il Motovelodromo venne inaugurato, riunendo sul proprio anello tre discipline sportive: ciclismo, atletica e motociclismo.
Nel 1935 l’impianto venne acquistato dal Comune, che successivamente lo cedette all’Unione Velocipedistica Italiana. Sulla pista in cemento si sono sfidati campioni di motociclismo come Biagio Nazzaro e sono sfilate parate militari ai tempi del fascismo. Più volte si sono disputati campionati militari di ciclismo e atletica; nella stagione 1925 – 1926 vi giocò il Torino e vennero ospitate diverse partite della nazionale italiana.
Oltre alla destinazione ad uso sportivo, ben prima del concerto dei Roxy Music, il Motovelodromo si aprì alla musica: nel 1924 accolse una memorabile edizione dell’Aida e nel 1929 uno splendido scenario accompagnò l’allestimento della Carmen.
Il secondo dopoguerra.
Nel 1943 il Motovelodromo venne colpito dai bombardamenti e subì danni alle tribune e alla pista, ovviate con ricostruzioni provvisorie in legno. Nel 1947 l’impianto venne ricostruito secondo il progetto e con i materiali originali.
Oltre al ciclismo, il Motovelodromo ospitò memorabili partite di rugby. Proprio nel 1947, la sezione dedicata alla “palla ovale” della Reale Società Ginnastica vinse, per la prima e unica volta, il campionato italiano.
E poi ancora sfide ciclistiche dietro motori e gare su pista, che hanno visto alternarsi alla vittoria campioni come Binda, Coppi, Bartali, fino all’ultima vittoria di Francesco Moser nella Milano – Torino, del 1983, prima della chiusura per inagibilità. Negli anni Ottanta infatti, l’interesse del pubblico per il ciclismo si pista cala notevolmente.
Nel 1994 la Soprintendenza inizia a pensare a un progetto di tutela e vincolo per l’impianto, dedicato ufficialmente a Fausto Coppi, in occasione del trentennale della morte del campione. Intanto, la mancanza di manutenzione, atti di vandalismo e incendi accelerano il processo di degrado della struttura.
Un gruppo di privati decide però di non arrendersi e nel 1996 diede vita a un “Comitato di Gestione del Motovelodromo”, che presentato un progetto di ristrutturazione, ottenne la concessione dal Comune di Torino, in cambio del restauro totale dell’impianto. Nel 1998 il Motovelodromo riaprì i battenti, e tra alterne vicende è arrivato fino ai giorni nostri. Anche se le nuove generazioni, ormai lontane dalle gesta dei campioni sportivi del secolo scorso, lo conoscono principalmente per il mercatino “Mercanti per un giorno”.
a vedere moser nel 83 c’ero lo ricordo benissimo maschera di fango. sfinito. ma ricordo anche la scritta w coppi M bartali sul
muro accanto alle scale del giardino ora semiabbandonato di via castiglione.