L’ammaccatura prodotta da un proiettile su uno dei bassorilievi che decorano il piedestallo del Caval ëd Bronz, quello che raffigura la pace di Cateau-Cambrésis, costituisce un documento fondamentale della nostra storia: in due giornate di follia (oggi commemorate da una lapide sul pilastro esterno dei portici al numero civico 161) vennero assassinate dalla polizia dell’epoca 62 persone che manifestavano in piazza San Carlo e nella vicina piazza Castello, mentre altre 138 riportarono ferite. Per rendere l’idea: ci furono più morti in quei due giorni di sangue che nella famosa battaglia di Pastrengo del 1848.
La questione della Capitale. Per capire perché si giunse al doppio massacro di quelle giornate, occorre considerare la rabbia che i torinesi maturarono nell’autunno 1864 alla notizia che stavano per perdere il ruolo di Capitale d’Italia. Avevano combattuto per l’unificazione nazionale del 1861, avevano investito denaro e uomini, ci avevano profondamente creduto, e invece stavano per perdere il primato. Beninteso: che la città dei Savoia non potesse restare Capitale in eterno era stato scritto fin da principio nel «libretto di istruzioni» del Risorgimento. nei giorni dell’unificazione Cavour aveva espressamente indicato Roma quale definitiva Capitale d’Italia: non solo per motivi storici e culturali, ma perché le forze an- ticlericali del Risorgimento, la Carboneria e la Massoneria, sognavano di piantare la bandiera nella città del Papa. Insomma, si sapeva che presto o tardi la Capitale sarebbe passata da Torino a Roma, ma nessuno aveva immaginato di perdere il primato a favore di Firenze.
Il ricordo. Per un secolo e mezzo, di questa triste pagina di storia cittadina si seppe pochissimo. La doppia strage è stata taciuta o minimizzata dalla storiografia ottocentesca e novecentesca. Solo nel 1999 una lapide è stata apposta in piazza San Carlo 161 per ricordare gli innocenti manifestanti del 1864, ignari di andare incontro alla morte. Ironia della sorte: la lapide non li ricorda nemmeno tutti: indica 52 morti e 187 feriti, mentre l’ultima e più completa relazione sui caduti fece salire la cifra fino a 62 caduti.