Viaggio tra le mode estive dei Savoia, tra Seicento e Novecento. Dalla pallamaglio alle battute di caccia, fino all'agricoltura e alle passeggiate in montagna.
Le spinte accentratrici portavano alla sovrapposizione della politica e del “loisirs” (le attività di piacere), della famiglia e dello Stato, del pubblico e del privato. Semplicemente tutto questo si spostava fuori città, in una delle numerose residenze extraurbane dei sovrani, dov’era possibile godere i benefici dell’aria aperta ed anche allestire sontuose feste, avendo a disposizione spazi molto vasti.
Il Valentino
La prima madama reale (Cristina di Francia, reggente il ducato dal 1637 al 1648) è ricordata per le numerose feste che amava allestire d’estate nelle residenze sabaude, in particolare presso il Castello del Valentino. Erano feste sfarzose, tipicamente barocche. Nel giardino, Cristina fece anche allestire un campo per il gioco della pallamaglio, che nel Settecento venne poi reso pubblico.
Venaria e Stupinigi
Il Settecento per i Savoia fu il secolo d’oro della caccia, che ebbe per palcoscenico la rinnovata Reggia di Venaria e – soprattutto – la nuova palazzina di Stupinigi. Le cacce si svolgevano prevalentemente in autunno e si snodavano tra le diverse residenze, soprattutto nel territorio compreso tra Stupinigi, Mirafiori e Moncalieri. Culminavano il 3 novembre, festività del patrono di quest’attività, Sant’Uberto, a cui è dedicata la cappella della Reggia di Venaria.
Racconigi
Nella prima metà dell’Ottocento il centro della villeggiatura di corte fu il Castello di Racconigi, residenza favorita di Carlo Alberto. Dimenticata con Vittorio Emanuele II, che preferiva il Castello di Moncalieri e, più tardi, il Borgo Castello alla Mandria, Racconigi visse una seconda giovinezza con Vittorio Emanuele III e fu frequentata dai Savoia fino agli anni Trenta del Novecento.
Govone, Pollenzo e Valcasotto
Oltre alle residenze più celebri la corte frequentava anche residenze meno note, come il Castello di Govone, di origini medievali, il Castello di Pollenzo, appartenuto ai Romagnano e dove Carlo Alberto aveva impiantato un’azienda agricola all’avanguardia e la residenza di Valcasotto, un ex monastero certosino utilizzato principalmente come base per le passeggiate in montagna e come residenza estiva dei figli di Vittorio Emanuele II.