Medio Evo

L’unica torre medievale di Torino: la Torre del Pingone

Tra i tetti del centro storico, a due passi dalle Porte Palatine, sta nascosta una delle poche tracce del passato medievale della città

A Torino esiste ancora una torre medievale, una sola, l’unica torre civile giunta fino a noi fra quelle che probabilmente un tempo costellavano la città. Non la si nota facilmente: è mimetizzata fra i tetti a due passi dalla Porta Palatina. Per poterla vedere bene bisogna portarsi in un punto di vista elevato, noi ne suggeriamo tre: il campanile del Duomo (aperto alle visite nel percorso del Museo Diocesano), l’ultimo piano del palazzo dei lavori pubblici di fronte al Duomo oppure, se siete ospiti, la terrazza panoramica dell’hotel «NH Santo Stefano».

Della torre medievale – nota come Torre del Pingone – possiamo vedere solo la punta superiore. Si trova sul tetto dell’edificio che l’ha inglobata, anch’esso piuttosto celebre, perché è uno dei pochi edifici torinesi risalenti al periodo medievale, la «Casa del Pingone», addirittura costruita in parte con mattoni di fabbricazione romana. Si erge all’incrocio tra via della Basilica e via Porta Palatina, in posizione dominante su quello che al tempo della città romana era il Cardo Maximus, uno dei due assi viari principali della città.

I restauri del 2000 – 2004, che hanno salvato Casa del Pingone dal degrado, hanno permesso di ripristinare i merli a coda di rondine e i beccatelli aggettanti della torre, oltre a un frammento di muratura a spina di pesce.

La torre è di probabile origine tardomedievale, databile tra il XIV e il XV secolo, edificata in mattoni e con la parte superiore a sbalzo, ma su di essa, come alla Casa del Pingone tutta, ci sono scarse notizie di carattere storico. La maggior parte delle informazioni deriva dagli studi sul campo eseguiti durante i lavori di restauro, durati tre anni, che hanno riguardato sia gli esterni che gli interni dell’edificio. Proprio da questi saggi sappiamo che certamente la torre, in un primo momento, doveva presentarsi maggiormente isolata dal corpo di fabbrica della casa, che probabilmente era molto più basso dell’attuale. La muratura della torre è infatti legata a quella dell’edificio ma non al corpo scala, aggiunto in un secondo momento.

D’altra parte, il velo di mistero che ricopre le origini della torre è lo stesso gettato sulla Casa del Pingone, a partire dal nome con il quale è conosciuta. L’edificio è tradizionalmente associato alla figura di Emanuele Filiberto Pingone, storico e umanista, nato a Chambèry nel 1525 e morto a Torino nel 1582, personaggio influentissimo nella Torino sabauda al tempo del duca Emanuele Filiberto, di cui fu consigliere di stato, referendario (ovvero capo dell’amministrazione), vice gran cancelliere, riformatore dell’università, ambasciatore a Nizza, infine eretto a barone di Cusy.

Nonostante l’insieme di edifici costruito all’ “angolo delle quattro pietre” sia sempre stato noto come Cantone di Monssù Pingôn, l’unica fonte documentaria (se così si può definire) che permette di identificare quella casa come la residenza di Pingone è il romanzo storico «Monssù Pingon», scritto da Luigi Gramegna e pubblicato da Lattes nel 1906. La Casa del Pingone è un insieme di corpi di fabbrica che risalgono ai secoli XIV-XVI, continuamente modificati fino al XX secolo, costruiti a loro volta su edifici preesistenti che poggiano sul sedime di epoca romana. A quest’epoca risalgono alcuni materiali da costruzione, ritrovati nel basamento.
Su uno di questi, un grosso frammento di mattone romano, emerso durante il cantiere di restauro, è inciso un tabellone del gioco del mulino con la sigla AB+, di interpretazione incerta (ne abbiamo parlato diffusamente su Torino Storia n. 26 di marzo 2018).


Questo articolo è pubblicato su: