L’enorme complesso a fianco di Palazzo Reale è stato frazionato negli ultimi tredici anni tra comune e società a partecipazione pubblica: ora arrivano i privati. Di chi saranno gli immensi spazi delle antiche scuderie?
Dopo più di due secoli e mezzo di utilizzo in funzione della corte sabauda e a settan- tacinque anni dal passaggio delle proprietà dal Regno d’Italia alla neonata Repubblica (dopo il referendum del 2 giugno 1946), la Cavallerizza Reale apre agli insedia- menti privati: un ostello/hotel, residenze, servizi artigianali, sedi di fondazioni e organizzazioni.
È il risultato – ancora incerto sui tempi, ma definito nelle modalità di insediamento e nella spartizione degli edifici del complesso – della delibera approvata dal Comune di Torino l’8 febbraio 2021, che disciplina il futuro della grande area oggi abbandonata e sottoutilizzata. La decisione è di portata storica e non ha mancato di suscitare polemiche e annunci di mobilitazione (un referendum popolare per l’annullamento della delibera) da parte di autorevoli osservatori, contrari a quella che definiscono la «svendita» del patrimonio pubblico senza garanzia sull’utilizzo aperto alla cittadinanza.



La Cavallerizza è la «grande incompiuta» del centro città: dal 1997 inserita insieme a tutte le residenze sabaude nel ristretto novero delle opere Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, è stata trattata come la Cenerentola della zona di comando sabauda. Decenni di abbandono l’hanno separata in modo innaturale dal resto della cosiddetta “zona di comando” sabauda della quale faceva parte. Oggi il complesso di edifici che compongono la Cavallerizza è suddiviso tra diversi proprietari, a seguito di vicende storiche e politiche anche recenti. Ogni fetta di Cavallerizza ha anche diverse destinazioni d’uso, almeno secondo la delibera recentemente approvata.
Scendendo lungo via Verdi, lasciandosi alle spalle il teatro Regio, la prima porzione di edifici visibili, affacciati sulle piazzette dell’Accademia militare e Mollino erano l’antica cortina occidentale. Ospitavano l’Accademia Reale, il Padiglione della Scherma, la Scuderia nord (porzioni gialle e viola nella mappa di «Torino Storia»). Gli stabili sono oggi di proprietà del Fondo investimenti per la valorizzazione – Fiv di Cassa depositi e prestiti, destinati a ospitare una struttura turistico ricettiva nell’ala verso i Giardini reali e servizi in quella verso via Verdi. Sempre del Fondo di Cassa depositi e prestiti, insieme al Comune, sono gli edifici della Cavallerizza alfieriana, la rotonda del Castellamonte, il piano terra delle scuderie Nord e Sud (colore blu), spazi destinati alla fruizione pubblica collegata alla cultura (eventi, mostre…). Di fronte (in arancio), il maneggio Chiablese, anch’esso di proprietà del Comune, ma ceduto in concessione per 99 anni all’Università che vi ha aperto nel 2014 la nuova aula magna dell’Ateneo.

La società di Cartolarizzazione Città di Torino detiene la proprietà delle restanti parti del complesso. La cortina orientale, la scuderia sud, il corpo delle guardie (colore verde in mappa) sono destinati dal piano di riqualificazione a residenze artistiche e sociali da definire, mentre la cosiddetta Ala del Mosca, in fondo al cortile principale della Cavallerizza (colore rosso), la cui destinazione è ad «attività direzionale», sembra interessare alla Compagnia di San Paolo come propria sede.
Completano la spartizione dell’antica Cavallerizza gli edifici delle Pagliere (azzurro): le due maniche verso via Rossini, a ridosso dell’Auditorium Rai, saranno destinate ad attività artigianali.