L’avveniristica sfera di vetro e luce bianca debuttò in Piemonte nel 1880, battendo sui tempi l’americano Thomas Edison. La prima fabbrica ad Alpignano, dove oggi sorge un Museo dedicato all’ingegnoso piemontese.
Inseguiva il miraggio dei diamanti artificiali e si ritrovò inventore della lampadina. Al suo tempo Alessandro Cruto, nato in quel di Piossasco, divenne un personaggio talmente famoso che Edmondo de Amicis si propose di scrivergli la biografia. Da buon piemontese Cruto si schermì: «ma non è proprio il caso!». Così oggi, in tutte le scuole del mondo, si impara che l’inventore della lampadina elettrica è Edison e non il nostro Alessandro.
Il 1847 è un anno fondamentale per la storia dell’illuminazione elettrica: l’11 febbraio, in Ohio, nasce Thomas Alva Edison, il 24 maggio nasce Alessandro Cruto e il 30 ottobre, a Livorno Piemonte (oggi Livorno Ferraris), nasce Galileo Ferraris. Cruto è figlio di un muratore; frequenta le elementari al paese e poi va a Torino a studiare da capomastro. Curioso di tutto, quando riesce si intrufola a seguire qualche lezione di fisica e di chimica all’università. È qui che apprende che diamante e carbone hanno le stessa origine chimica; una informazione semplice quanto sconvolgente, tant’è che nel suo diario (Natale 1868), si legge della decisione di studiare il modo per trasformare il diamante in carbonio.
A 21 anni, grazie ad alcuni risparmi della madre, Cruto acquista qualche strumento e i materiali per i suoi esperimenti sui diamanti artificiali. Lavora nel tempo libero, nelle cantine di casa, cercando di cristallizzare il carbonio seguendo diversi modi, cambiando il processo, inventando alcuni macchinari che in parte realizza da sé. Nemmeno la morte del padre (1875) e la necessità di occuparsi dell’impresa di famiglia lo fa desistere dal suo obbiettivo. Che avrebbe potuto diventare una vera e propria ossessione. Oggi sappiamo che Cruto mai sarebbe potuto riuscire: all’epoca le conoscenze della chimica del Carbonio erano imperfette e non si disponevano di macchinari adeguati; il primo diamante sintetico fu realizzato solo nel 1953.
Una conferenza di Galileo Ferraris salva Cruto dalla frustrazione in agguato. Il 24 maggio 1879 Ferraris, scienziato di fama mondiale, racconta dei progressi americani sulla illuminazione elettrica, soffermandosi sulla «novità» del momento: le lampade a incandescenza. La tecnica di ottenere luce facendo passare la corrente su un filamento posto in un bulbo sottovuoto era già nota da 8-10 anni e in molti laboratori erano stati realizzati prototipi efficaci. Ma il filamento giusto ancora mancava: doveva esser robusto, emettere una luce significativa, durare abbastanza da giustificare l’acquisto di una lampadina e doveva esser facile da produrre su scala industriale. Lo stesso Edison ci stava provando da anni, testando decine di materiali diversi e investendo 100 mila dollari dell’epoca. A conti fatti Edison era risoluto a usare un filamento di fibra di bambù carbonizzata.
Nella testa di Cruto probabilmente ci fu un cortocircuito: mezzo mondo si arrovellava sul filamento più adatto e lui già aveva la soluzione in tasca! Un paio d’anni prima, infatti, aveva realizzato un filamento di carbonio, cavo all’interno (una sorta di tubicino, di guaina) che forse poteva funzionare. Provò nel suo laboratorio, ma i suoi poveri mezzi lo bloccarono. Ottenne dal prof Andrea Naccari la possibilità di usare il laboratorio di fisica dell’Università di Torino e il 4 marzo 1880 Cruto accese la sua prima lampadina: una luce bianca, gradevole, di intensità stabile e, pareva, durevole.
Quasi nessuno si accorse del successo torinese; Edison aveva già trovato i finanziamenti per una fabbrica di lampadine a filamento di bambù e con la sua tipica «aggressività» (Edison era anche un ottimo manager e comunicatore) aveva convinto il mondo intero della indiscutibile bontà del suo prodotto. Cruto perfezionò alcuni prototipi e alla fine del 1881 riuscì a organizzare un confronto pubblico tra lampadina Cruto e lampadina Edison. Piemonte batte Ohio 3 a 0: la lampadina nata a Piossasco aveva una durata ben maggiore (500 ore contro le 40 di quelle di Edison, fu misurato nei mesi seguenti), aveva una luce bianca e pulita rispetto a quella giallastra e talvolta tremula di ottenuta da Edison ed era meno complicata da produrre.
Nel 1882 il laboratorio di Piossasco, grazie ad alcuni finanziatori, diventa una prima officina produttiva e il 16 maggio 1883 le lampadine Cruto illuminano le vie del paese. Nel 1884 buona parte delle sale della Mostra dell’Elettricità dell’Esposizione Generale Italiana di Torino vengono illuminate col sistema Cruto; nell’aprile 1885 una bella fetta della nascente borghesia industriale piemontese lo aiuta a fondare un vero e proprio opificio ad Alpignano sulle rive della Dora (che tutt’ora ospita la sede dell’EcoMuseo «Sogno di luce»). In pochissimi anni la fabbrica ha già 26 dipendenti e produce 1000 lampadine al giorno, esportate in tutto il mondo, Stati Uniti compresi.
«Grazie a continui miglioramenti (anche del processo industriale, dove Cruto si dimostra abile progettista di nuovi macchinari per rendere più efficiente la produzione) – racconta Mario Broglino, una vita passata a occuparsi di tecnologie di illuminazione e che ora, insieme ad altri pensionati, è custode della memoria di Cruto – le lampadine made in Alpignano erano sempre più apprezzate. Per realizzare bulbi migliori e affidabili Cruto reclutava i soffiatori di Burano e brevettò persino una lampadina dal filamento removibile, un esempio di industria attenta agli sprechi e lontanissima dell’imperante usa-e-getta di oggi».
Cruto diresse la sua fabbrica fino al 1889, ma la sua vita non era quella; pensava a sempre nuove invenzioni, mentre i suoi soci miravano a incrementare i guadagni. Ritiratosi a vita privata, morì il 15 dicembre 1908 e da quel momento il suo nome e la sua impresa scivolarono lentamente nell’oblio. La fabbrica Cruto ebbe alcuni passaggi di mano, fondendosi con la Edison Clerici di Milano (1903), unendo le capacità tecniche e producendo diversi tipi di lampade. Venne infine ceduta alla Philips 1927, che qui mantenne una linea di produzione di lampadine fino alla fine degli anni Sessanta.
Nell’Anno Internazionale della Luce, promosso dall’Unesco per il 2015, almeno noi piemontesi, con orgoglio, ricordiamoci dell’ingegno di Alessandro Cruto, inventore della lampadina.
Foto di Daniele Vico