Al Dancing Le Roi, già cinema Lutrario, tra gli specchi, i mosaici, le scalette e i giochi di ferro battuto voluti da Carlo Mollino, sarà possibile ammirare 12 sedie originali disegnate dall’architetto torinese e recentemente ritrovate in un bar del cuneese e ristrutturate dalla Tappezzeria Druetta.
La casetta in stile alsaziano che fa bella mostra di sé al parco del Valentino da fine Ottocento, divenne nel 1934 il centro del “Giardino di lettura” del filantropo Alberto Geisser. Con la sua atmosfera fiabesca, il Villino Caprifoglio ospita nel pomeriggio di sabato un laboratorio di lettura per bambini.
E poi ancora, sarà possibile ammirare da vicino gli imponenti e suggestivi pilastri di Pier Luigi Nervi a Palazzo del Lavoro, le geometrie di Casa Y, il fascino Liberty del Villino Raby dell’architetto Pietro Fenoglio.
Tutto questo – e molti altri indirizzi – è Open House, che approda per la prima volta a Torino, sabato 10 e domenica 11. Il progetto, nato a Londra nel 1992, si propone di aprire gratuitamente al pubblico, per un fine settimana, architetture cittadine generalmente non accessibili. Appartamenti privati e tetti riabitati, ville di design e palazzi storici, spazi post industriali ed edifici riqualificati: un viaggio affascinante tra architettura, urbanistica, design e storia.
Per districarsi tra gli oltre 100 indirizzi proposti da Open House Torino è possibile consultare e scaricare la mappa o navigare l’elenco degli edifici sul sito internet.
Noi proviamo a fornire qualche suggestione.
Archivio Tipografico. L’Archivio Tipografico di via Brindisi è uno spazio in cui il tempo è sospeso: al suo interno si possono ammirare dei veri e propri tesori, macchine tipografiche provenienti da tutto il mondo, presse rimesse in funzione e una ricca collezione di caratteri d’epoca.
Santa Zita. In via San Donato sorge la chiesa voluta da Faà di Bruno per il suo istituto rivoto alle giovani ragazze, da tutti conosciuto come “Santa Zita”. Qui si innalza il Campanile osservatorio di Nostra Signora del Suffragio, ottanta metri di miracolo ingegneristico. La particolarità dell’edificio è data dal connubbio tra la sua altezza (83 metri) e l’ampiezza dela propria base (appena cinque metri). Inoltre, la cella campanaria è realizzata con 32 colonnine di ghisa per favorire il propagarsi del suone, agevolare l’elasticità della struttura e contrastare la resistenza dell’aria.
Casa Ozanam. Restiamo “in quota”: OrtiAlti ha realizzato uno dei suoi progetti pilota, in via Foligno, a Casa Ozanam, una “macchina-nave” pensata dal futurista Nicolaj Diulgheroff per una stamperia di lamiere.
Palazzo della Luce. Progettato nel 1915, inaugurato nel 1928, il Palazzo della Luce, detto anche “la piccola Madama”, è stato sede prima della direzione Siptel, poi Enel. Attualmente ospita eventi o esposizioni al piano nobile, con salone aulico, mentre sul tetto sono nati dieci appartamenti aperti su ampi giardini, con vista incredibile sul centro cittadino.
Piazza dei Mestieri. In via Jacopo Durandi, la Piazza dei Mestieri, punto di aggregazione e formazione dedicato ai giovani, sorge negli spazi un tempo occupati dalle concerie di Domenico Fiorio, costruite nel 1837. L’ampio fabbrica, durante la Resistenza costituì uno dei centri più importanti dell’attività clandestina del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) piemontese, grazie all’opera del suo proprietario, l’ingegner Sandro Fiorio.
Casa Avezzano. Possenti teste di toro in pietra rappresentano la cifra stilistica di Casa Avezzano, progettata dall’architetto Pietro Betta a inizio Novecento. Grandi bow-window, fregi, colonne con capitelli completano la facciata monumentale in stile “Liberty-hoffmaniano”. Marita una visita lʼappartamento del penultimo piano, con la sua collezione di ceramiche a tutta parete e un salone inondato di luce.
Le visite sono gratuite, sono organizzate in modo diverso nei vari luoghi aperti, hanno cadenza regolare (ogni 20-30 minuti) e a volte sono condotte dagli stessi progettisti, così da soddisfare le eventuali curiosità dei visitatori.