Novecento

Primo premio? La villetta in collina

Nel 1918 una singolare lotteria a sostegno dello sforzo bellico animò torino: il Commendator Paravia mise in palio il suo villino a pochi passi dalla Gran Madre. Lo vinse un soldato-profugo bellunese di cui si sono perse le tracce

Pochi torinesi forse sanno o ricordano per qualche racconto di famiglia che proprio davanti all’opera Pia Lotteri e al suo ingresso caratteristico, con le colonne riutilizzate dell’antico Palazzo Reale, si trova in via Villa della Regina al civico 28 un villino, attorniato da case più alte e più recenti, che nasconde una storia curiosa di un secolo fa. Nessuna targa o indicazione lo ricorda, eppure quell’edificio fu all’inizio del 1918 – a prima Guerra Mondiale ancora in corso e anzi tra Caporetto e Vittorio Veneto – l’ambito primo premio di una lotteria di sostegno alla causa bellica.

Il piccolo edificio della precollina apparteneva al commendator Giuseppe Vigliardi-Paravia, eminente personalità della cultura e dell’impresa torinese di inizio secolo. Vigliardi cedette l’immobile a prezzo ribassato alla Lega Industriale della città, organizzatrice di un concorso popolare che si rivelò partecipatissimo.

In una città in crisi economica, animata da scontri di opposte fazioni sulle modalità di partecipazione alla Guerra, percorsa da tram che dalla stazione di Porta Nuova evacuavano sfollati e feriti provenienti dalle distanti linee del fronte orientale, l’iniziativa si proponeva come una «gentile e simpatica dimostrazione verso i valorosi difensori del nostro Paese» ed ebbe un grande successo di pubblico, con migliaia di biglietti venduti.

Il possessore della cartella vincente fu il bellunese Luigi Lotti, classe 1889, profugo di Caporetto, giunto a Torino e in seguito arruolatosi nell’esercito. Fu la sorella a dichiarare la vincita, in quanto il Lotti proprio in quei giorni era partito per il fronte e dovette ritornare precipitosamente per firmare i documenti necessari al passaggio di proprietà.

Di lui e dei suoi eredi si sono purtroppo perse le tracce.


Questo articolo è pubblicato su: