Età Barocca

Quando la Sindone si mostrava in piazza

Come la corona di spine per i Re di Francia e la lancia di Longino per gli imperatori, la Sindone rappresentò per i Savoia, fin da quando ne entrarono in possesso nel 1453, una manifestazione
del favore di Dio nei loro confronti.
Nel 1578 ebbe inizio la tradizione – durata fino al 1785 – di tenere Ostensioni della Sindone all’aperto in piazza Castello. A partire dal 1684 le Ostensioni avvennero dalla balconata di un grande padiglione costruito per questo genere di eventi davanti al Palazzo Ducale (oggi Reale): sorgeva fra piazza Castello e la Piazzetta Reale, al posto dell’attuale monumentale cancellata di Pelagio Pelagi.
Ostensine.1Si tenevano Ostensioni quasi ogni anno il 4 maggio, Festa liturgica della Sindone, alla presenza di tutta la famiglia ducale e dei più alti prelati (nel 1613, san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, suscitò l’ira del cardinale Maurizio perché il sudore dalla fronte gli stava gocciolando sulla reliquia). Il richiamo delle Ostensioni fra i sudditi era molto forte, spesso la piazza non era in grado di accogliere tutti.
La rimozione del padiglione. Il padiglione cadde in disuso. Nel 1803 Vittorio Alfieri, descrivendo nella propria autobiografia le opere del cugino da lui affettuosamente chiamato zio Benedetto, scriveva di un «muro sconcissimo». Nel 1811, durante i festeggiamenti per la nascita del primogenito di Napoleone (Napoleone II re di Roma), un incendio intaccò irrimediabilmente la struttura, che venne demolita e non più ricostruita: fu sostituita dalla monumentale cancellata, disegnata da Pelagio Palagi, che vide la luce tra il 1835 e il 1836.

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Un pensiero su “Quando la Sindone si mostrava in piazza

  1. Il legame più sorprendente, ma non l’unico, che collega la Sindone di Torino con le opere pittoriche di Leonardo da Vinci è nella somiglianza del volto contenuto nell’immagine della ferita al costato della Sindone, con il volto urlante del guerriero centrale della Battaglia di Anghiari di Leonardo realizzata a Firenze a Palazzo Vecchio nel Salone dei Cinquecento. Capolavoro conosciuto tramite riproduzioni e copie. Sebbene l’immagine della ferita al costato sembri sempre leggermente differente nelle varie riproduzioni fotografiche, un po’ come l’Autoritratto di Leonardo conservato anch’esso a Torino a pochi metri di distanza, riprodotta includendo anche parte dello spazio alla sua destra e sinistra, mostra caratteristiche comuni con il guerriero centrale con il berretto rosso ripreso ad esempio dalla Tavola Doria che riproduce della Battaglia di Leonardo, la Lotta per lo stendardo. Naso pronunciato, bocca spalancata, il labbro superiore quasi attaccato al naso. Fa quasi più paura il volto contenuto nella ferita al costato della Sindone, che il guerriero con il copricapo rosso, come appare nelle varie copie della Battaglia. Il legame non sarebbe solo di tipo figurativo, (la somiglianza dei due volti), ma anche di tipo funzionale. Giacché la ferita al costato a Gesù fu procurata da una lancia da parte di un soldato (Vangelo di Giovanni 10,34). Mentre nella Battaglia di Anghiari, la Lotta per lo stendardo verte attorno al possesso di una lancia. Inoltre mentre nel violento furore parossistico della Battaglia di Leonardo assistiamo al mutarsi degli uomini in cavalli e viceversa. La guerra rende l’uomo una bestia. La Sindone invece indicherebbe la trasfigurazione gloriosa di Gesù.
    L’immagine della ferita al costato è la “prova” della presenza attuale della Battaglia di Anghiari, dietro gli affreschi del Vasari a Firenze, nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Cfr. ebook/kindle: La Sindone di Torino e le opere di Leonardo da Vinci. Analisi iconografica comparata. Grazie

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