Percorrendo l’antico viale Stupinigi, oggi corso Unione Sovietica, si incontra l’ultimo tratto di viale Torino che, dopo circa cinquecento metri, termina nell’esedra dirimpetto la palazzina. Giunti in prossimità del cancello non sembra di essere già entrati, da più di mezzo chilometro, nel complesso della reggia. Stupinigi fu infatti concepita fin da subito non come un luogo di solo intrattenimento per la corte, ma un vero e proprio complesso di produzione agricola per il mantenimento dell’Ordine Mauriziano, che si sosteneva economicamente tramite l’affitto dei terreni circostanti.
Sul tratto di viale che conduce alla palazzina si affacciano i rustici che, nati insieme alla residenza, avevano lo scopo di far fruttare i terreni della Commenda reale: il granaio, un albergo, una ghiacciaia e dodici cascine, composte ciascuna dall’abitazione del contadino, una stalla e un fienile. Ancora oggi i poderi sono in parte impiegati secondo l’originaria destinazione. Sebbene la palazzina patisca i ritardi nel recupero del viale di accesso e dei fabbricati rustici, che impediscono la corretta lettura del paesaggio settecentesco che pure è quello meglio conservato tra le residenze reali intorno a Torino, i cantieri di restauro degli ultimi anni hanno permesso di recuperare e rendere fruibile la quasi totalità delle sale storiche della palazzina stessa e degli ambienti di servizio (le scuderie, utilizzate per eventi e mostre). Un impegno di risorse di cui è protagonista la Fondazione Crt da alcuni decenni e uno sforzo di gestione quotidiana del sito da parte dell’Ordine Mauriziano che permettono la fruizione al pubblico di gran parte degli ambienti: mancano all’appello l’appartamento di ponente – o di Carlo Felice – e quello del principe di Carignano.