Palazzo Carignano a 160 anni dall’Unità d’Italia, storia del salone che avrebbe dovuto ospitare la camera dei deputati e invece rimase vuoto, malinconico e inutilizzato
Il simbolo delle occasioni perdute da Torino – a cominciare dalla perdita del ruolo di Capitale d’Italia nel 1864 – è un grande, salone vuoto al primo piano del Museo del Risorgimento, Palazzo Carignano. Qui avrebbe dovuto installarsi il primo Parlamento italiano dopo l’unificazione nazionale, e invece la Capitale migrò a Firenze. Il salone venne completato quando non ce n’era più bisogno: non fu mai utilizzato, ed ancor oggi si presenta completamente privo di arredi, ad eccezione dei moderni pannelli sistemati dal Museo per appendere grandi tele dipinte sulla storia del Risorgimento.
Otto vetrate affacciate su piazza Carlo Alberto ne illuminano il gigantesco ambiente vuoto, solenne ma malinconico: è un luogo che ci ricorda il giorno in cui Torino per-
se il treno della storia.
Il treno perduto
Quel treno, come tutti sanno, era passato in città il 17 marzo 1861 (centosessant’anni fa, siamo nell’anniversario a cifra tonda), il giorno della proclamazione del Regno d’Italia con Torino Capitale. Grande era stata la soddisfazione di aver fatto nascere l’Italia, grandissimo l’orgoglio torinese di sedere ai vertici della Nazione. Ma il sogno durò poco: nel 1864 la Capitale volò a Firenze.
Nei 3 anni in cui Torino fu capitale il parlamento si riunì in un’aula temporanea, costruita con materiali prefabbricati nel cortile di Palazzo Carignano. Nel frattempo, però, il 21 novembre 1863 iniziarono i lavori per la costruzione del secondo corpo di Palazzo Carignano, quello rivolto verso piazza Carlo Alberto, che avrebbe ospitato la sede definitiva della Camera dei Deputati.
Nel 1864, però, la capitale venne trasferita a Firenze tra lo sgomento dei torinesi. L’aula del Parlamento fu comunque completata alcuni anni dopo, con il resto del palazzo, ma non venne mai arredata né utilizzata.
L’aula del Parlamento oggi
L’Aula del mancato Parlamento è estesa su 690 metri quadrati, alta 23 metri. Come abbiamo già scritto, è priva di arredi. Dopo importanti interventi di restauro, realizzati nel 1997, il Museo vi ha collocato quattro moderni pannelli per l’esposizione dei dipinti che celebrano la storia del Risorgimento; ma il modo più giusto di visitare questo ambiente è immaginarlo vuoto. I banchi parlamentari, com’è ovvio, non sono mai stati collocati. Non ci sono tribune, gradinate, nulla. Solo una elegante balconata di mar- mo bianco a percorrere l’intero perimetro alto del salone, il punto dal quale avrebbe dovuto affacciarsi il pubblico.
La ricchezza dell’apparato decorativo lascia intendere l’importanza del luogo. Sul soffitto grandi affreschi di Francesco Gonin e Pasquale Orsi con la rappresentazione del trionfo della saggezza. Di grande suggestione sono sedici talamoni di marmo bianco a sostegno della balconata, figure di sapore mitologico per questo luogo nel quale avrebbe dovuto es- sere scritta la storia d’Italia. Anche la facciata esterna del Palazzo celebra gli ideali dello Stato con grandi statue allegoriche, dedicate alla legge e alla giustizia, ma anche alla scienza, all’arte, all’agricoltura e all’industria.