Antichità

Tornerà a vivere la medievale Abbadia di Stura

La medievale Abbadia di Stura alle porte di Torino (cintura nord), il suo passato glorioso e il suo futuro sono temi molto cari a questa rivista. L’abbiamo raccontata per la prima volta sul numero di dicembre 2015, denunciando lo stato di abbandono e il pesantissimo degrado di questo monumento carico di storia. Nel dicembre 2016 l’Abbadia è stata protagonista del numero speciale di «Torino Storia» sul Medioevo. Ora, finalmente l’antica chiesa abbaziale è interessata a interventi restauro, un cantiere ben visibile quando si transita in auto lungo la Strada di Settimo.
La Chiesa intitolata a San Giacomo è sconsacrata dal 1960. Dagli anni Settanta è proprietà privata. Appartiene attualmente all’associazione «I templari dell’Abbadia di Stura» guidata da Maria Assunta Rampone Rossi Odello, che è anche vice presidente del gruppo Tazzetti, azienda «vicina di casa» dell’Abbadia (occupa uno dei capannoni costruiti negli anni ’70 nella zona dell’hortus conclusus). L’associazione ha affidato allo studio di architettura Dal Bianco un incarico generale per il restauro ed il recupero funzionale del complesso monumentale, citato nei documenti d’archivio a partire dal XII secolo. L’Abbadia è una struttura articolata, composta di campanile romanico, chiesa ri- maneggiata in età barocca e sagrato. Era tutto in gravissimo stato di abbandono, tutto prezioso e da recuperare.
Restauro esterno e interno. A fianco dei processi di restauro tradizionali il cantiere sta utilizzando metodi tecnologicamente innovativi: «Il consolidamento del cordolo perimetrale su cui poggia la nuova copertura, è stato realizzato in fibre di carbonio per ridurre il carico sulle murature e utilizzare una tecnica più coerente in funzione delle caratteristiche della muratura storica originale, rispetto all’uso del cemento armato». Mentre proseguono il consolidamento strutturale ed il restauro filologico dell’abside, in queste settimane si sta affrontando il restauro e la decorazione delle facciate, per le quali sono stati scelti, in accordo con la Soprintendenza, tre toni di velature su una base di calce naturale.
I lavori descritti dovrebbero essere conclusi entro l’anno, mentre in parallelo si avvieranno i cantieri per il restauro filologico delle pareti interne e delle volte della chiesa.