Continua il viaggio tra le Residenze Sabaude con Torino Storia. Il Castello del Valentino, nel Cinquecento, accolse il corteo sul Po per le nozze di Carlo Emanuele I. Fu simbolo della Torino seicentesca, con le sue corti e le feste sul fiume; e di quella ottocentesca, con le sue esposizioni industriali e i laboratori della scuola di ingegneria, incarnando la doppia anima antica e moderna della città. Oggi, sede della facoltà di architettura e dell’orto botanico, ha perso la sua vocazione fluviale originaria.
Per secoli si è ritenuto che il nome della zona derivasse dall’antica proprietaria della residenza, Valentina o Valenza Balbiano, moglie di Renato Birago, presidente del Parlamento di Torino dal 1543 per conto del re di Francia. Ma il nome «Valentino» veniva tradizionalmente ricondotto anche alle reliquie di San Valentino, custodite in una cappella sulle rive del Po e traslate nel 1769 nella chiesa di San Vito, dove sono tutt’ora. In realtà, il toponimo «Vallantinum» con cui viene definita la zona almeno dal XIII secolo si riferisce alla conformazione orografica irregolare del terreno, che presenta un avvallamento naturale in corrispondenza di un corso d’acqua che ancora oggi scorre interrato sotto il castello fino al Po. La villa del Birago fu poi acquistata da Emanuele Filiberto nel 1564, all’indomani del trasferimento della capitale del ducato a Torino, destinandola al figlio che aveva avuto dall’amante Lucrezia Proba, don Amedeo, che per primo intervenne nell’abbellimento della residenza negli anni settanta del cinquecento.