Novecento

La magia dei cinema che non ci sono più

Un itinerario alternativo ai più noti percorsi turistici, nelle maggiori città come nei paesi della provincia, consiste nell’andare in cerca delle sale cinematografiche che sono scomparse o sono diventate altra cosa. Le tracce della destinazione originaria, di solito, vanno ricercate in piccoli segni dilavati dal tempo e che sfuggono a un’occhiata frettolosa: il fantasma di una ormai scomparsa insegna al neon, che consente ancora di leggere sul muro retrostante, «in negativo», il nome del locale o la scritta «CINEMA»; una pensilina liberty o un arco di ingresso neo-barocco, che magari proteggono l’ingresso di una banca o di un negozio di computer; o ancora una porta slabbrata, in cima a una scaletta esterna, con una targa di latta arrugginita su cui si può ancora leggere la scritta «In questo locale si proiettano solo pellicole non infiammabili».
cinema3 Il viaggio alla ricerca delle sale scomparse, passa necessariamente da via Roma. La trasformazione che interessò l’arteria centrale, tra il 1931 e il 1938, provocò la scomparsa di ben nove sale, fa cui il Royal, il Vittoria e soprattutto il Ghersi. Quest’ultimo era considerato il cinema più bello di Torino, grazie a un grandioso scalone e un profluvio di marmi policromi, stucchi, pitture, dorature e specchi. Era nel tratto di via Roma compreso tra via Gramsci e via Buozzi, lato montagne, e oggi non ne rimane traccia. Ufficialmente sporgeva solo di pochi centimetri dall’allineamento del tracciato della nuova strada, ma i maligni sostengono che Mussolini non avesse perdonato a Vittorio Ghersi di aver pensato ad allargare via Roma prima che ci pensasse lui.
Dopo i bombardamento della RAF, molte sale dovettero essere ricostruite ex novo: le due sale prospicienti in via Principe Tommaso, il Politeama Chiarella (poi diventato Metropol) e il Cinema Teatro Maffei; il Principe (in via Principi d’Acaja); l’Hollywood (in corso Regina Margherita); il Sabaudo (all’angolo tra via Viotti e via Bertola, nato nel 1911 come Trianon Kursaal e dopo la guerra ribattezzato Astor).

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