Il duca Carlo Emanuele II avrebbe voluto creare uno spazio chiuso fra otto lati porticati, con fontana nel centro, ma il progetto rimase sulla carta: Madama Reale accantonò le idee del marito per disegnare la piazza come la vediamo oggi, intorno al monumento di Cavour.

È il 1670. Si comincia a progettare l’ampliamento di Torino verso Po. L’architetto di corte Amedeo di Castellamonte disegna una Schenografia della città e cittadella di Turino, cioè una mappa complessiva della città come la si vorrebbe.

Al centro del nuovo quartiere, spicca una piazza pensata per gareggiare in importanza con piazza San Carlo, cuore della prima espansione. Sta a cavallo dell’attuale via Santa Teresa, uno degli assi urbani più lunghi, che unisce la Cittadella con la nuova porta orientale e lambisce la stessa piazza San Carlo.

Nella successiva Pianta di Torino con la progettata Piazza Carlina, disegno tracciato del 1678, ormai tre anni dopo la morte di Carlo Emanuele, il nuovo architetto di corte, Michelangelo Garove, spinge l’ottagono decisamente più a sud: alla stessa latitudine di piazza San Carlo, tra le attuali vie Santa Teresa e Giolitti.

Determinata a concludere realmente l’espansione della città, la nuova reggente Giovanna Battista comprende che i vagheggiamenti del marito erano troppo pretenziosi. Con editto del 22 gennaio, ne elenca tutti i difetti con parole di tradita acidità e dispone che si adotti una semplice forma rettangolare.